Arturo Arosio
Caduto
Nato il 24 maggio 1925 a Lissone. Padre Giuseppe, madre Monguzzi Anna. Residente in via
Crippa 2 a Lissone. Dopo l’armistizio è chiamato alle armi dal bando Graziani. Arruolato nella
Divisione Alpina Monterosa, è inviato a Munsingen, in Germania, per l’addestramento sotto la
diretta supervisione dei tedeschi della grande unità della Rsi. La divisione ritorna in Italia tra il 19 e
il 26 Luglio 1944 e viene posta alle dipendenze del Corpo d’Armata Lombardia e schierata in
funzione antisbarco lungo la Riviera Ligure di Levante tra Genova e La Spezia. Nella fattispecie
Arosio si trova a Chiavari con il suo reparto ma quasi subito diserta e si unisce alle bande
partigiane della zona. Assume il nome di battaglia di “Tarzan”, mentre altre fonti parlano di “Isola” o
“Foglia”, entra nelle fila della Brigata Centocroci, una formazione autonoma operante nella zona di
La Spezia.
Catturato durante un rastrellamento, viene processato per diserzione e condannato a 30 anni di
reclusione, grazie alla difesa di un capace avvocato, Emilio Fumò, che riesce ad evitargli (seppure
per poco) la fucilazione. La sera del 13 marzo 1945 due partigiani armati di rivoltella irrompono
nell'abitazione del tenente della X flottiglia Mas Roberto Gandolfo e lo uccidono insieme a suo
padre. Per rappresaglia il Tribunale militare di Chiavari condanna a morte con rito sommario sei
prigionieri (Arturo Arosio, Giuseppe Barletta Alessandro Sigurtà, Emanuele Giacardi, Luigi Marone
e Mario Piana). Prelevati il 18 marzo dalle carceri, condotti in corriera a Santa Margherita di Fossa
Lupara, frazione di Sestri Levante. sul luogo dell'azione partigiana, in località «Villa Pino» di Santa
Margherita di Fossa Lupara e fucilati da un plotone della 3 a Compagnia della XXXI Brigata Nera
«Generale Silvio Parodi» comandato dal tenente Giuseppe Barbalace. Per cinque di essi la fine è
immediata; il sesto, Mario Piana, lasciato per morto, trascinatosi sul terreno riesce a raggiungere il
vicino bosco, dove è ritrovato dopo alcune ore dai partigiani; ricoverato all'ospedale da campo di
Santo Stefano d'Aveto, si spegne nel giro di pochi giorni per emorragia. Sul luogo della fucilazione,
accanto alla casa della famiglia Gandolfo, un cippo ricorda i sei fucilati. La salma di Arturo Arosio è
trasportata a fine maggio 1945 a Lissone, suo paese natale, per la celebrazione di solenni funerali
partigiani. Questa la coraggiosa e toccante lettera che Arturo scrisse qualche giorno prima di
morire ai suoi familiari.
Chiavari, 16 marzo 1945
Cara mamma. Carletto, Antonio, Bruno, Angelina, Ernestina, Luigia e il cognato Luigi, Zii,
Zio, parenti, cugini e cugine, amici.
Eccomi a Voi con questo ultimo mio scritto primo di partire per la mia sentenza, io muoio contento
di aver fatto il mio dovere di vero soldato e di vero italiano; cara mamma sii forte che io dal cielo
pregherò per te; sei stata l'unica consolazione, hai sofferto tanto per me e soffrirai ancora dopo la
mia morte? Cara mamma io pregherò tanto per te e per i fratelli e sorelle!
Cari fratelli e sorelle, siate orgogliosi di aiutare la mamma e sopportare la sua pesante croce che
dovrà portare in alto dei cieli. Mamma non piangere per me, pensa che tu mamma nell’altra guerra,
hai avuto un fratello caduto al fronte, e io vado a raggiungerlo la dove godrò un'altra vita felice e
beata, dove ci sarà un altro tribunale davanti a Dio onnipotente, là dove ci sarà finalmente giustizia
per quelli che hanno fatto del bene o del male.
Cara mamma, fratelli e sorelle, nel momento della mia morte, invocherò e pregherò per voi,
pregherò il Signore perché vi benedica e vi tenga sani in una lunga vita di pace e felicità. Miei cari
fratelli ricordatevi di me nelle vostre povere preghiere, credo che tutto il male che vi ho fatto,
me l'avrete perdonato; scusatemi se vi ho fatto arrabbiare e perdonatemi di tutto.
Al mio caro Carletto, che tutti giorni facevo impazzire credo che mi perdonerà di tutto il male che gli
ho fatto, per le volte che l'ho fatto piangere? Mi perdoni?
Ai miei cari fratelli Anselmo e Bruno, per fare che aiutino la mamma e sia ubbidienti e laboriosi,
ricordino che il loro fratello è stato processato e dopo fucilato nella schiena.
Alle care sorelle Ernestina, Angelina e Luigia perché mi perdonino e preghino per me, che
io pregherò per loro quando salirò in cielo.
Alla mia cara mammina che tanto piangeva per me, mamma sii forte a sopportare questo
tremendo delitto, che Dio penserà a maledire questi uomini senza fede e senza speranza in Dio.
Dio non paga solamente al sabato, ma paga tutti i giorni. Fate bene fratelli, che il tempo passa e la
morte s’avvicina.
Vi mando i miei ultimi saluti e baci, tanti bacioni a te mamma, baci a voi cari fratelli, Carlo,
Anselmo, Bruno, baci alle mie care sorelle Angelica, Ernestina, Luigia e Luigi.
Vostro fratello Arturo.
Tuo figlio ti manda tanti baci, tanti saluti; ci rivedremo in cielo.
Arturo, ciao mamma mia.
Salutami la zia Vittorina, Viola, Salvatore, lo zio Giuseppe, la zia Agnese, Arturo, Teresina,
Arcangelo, Maria Adelaide, zia Giovanna e tutti i suoi figli, lo zio Alessandro, zia Paolina, Alfonso,
sua moglie e i suoi figli, Arturo e tutti gli altri parenti che non ricordo più.
Baci a tutti, ci rivedremo in cielo, Ciao, ciao, ciao.
Mamma, miei fratelli e sorelle, pregate per me. Baci, baci, baci.
Vostro Arturo.
FONTI
• anpi-lissone.over-blog.com
• Insmli, Risorse on-line, Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana
• Istituto ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea (ILSREC) - Banca dati del partigianato ligure www.ilsrec.it.

