Comitato provinciale Monza e Brianza

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Giulio Chiesi
Caduto

Questo giovane seregnese insieme al concittadino Ubaldo Terragni, era stato precettato per il lavoro obbligatorio in Germania. Riuscì ad evitare la coartazione arruolandosi negli “Arbeiter battallionen”, formazioni alle dipendenze dei tedeschi, simili alla Todt, ma che prevalentemente raccoglievano persone con qualche difetto fisico o volontari. Questi uomini venivano usati soprattutto per rimuovere le macerie dopo le incursioni aeree. Il battaglione al quale furono aggregati i due seregnesi era dislocato a Lodi, aveva un ordinamento approssimativamente militare con ufficiali italiani. Nei giorni dell’insurrezione il battaglione si mise a disposizione del Cln per contribuire a bloccare le colonne tedesche e fasciste che ripiegavano verso nord. La sera del 26 aprile il Comando Piazza di Lodi fu informato che un convoglio tedesco procedeva sulla via Emilia. Gli ufficiali dei lavoratori, sottotenenti Virgilio Aguggini e Agostino Bellotti, requisirono un autocarro dell’A.B. per andare incontro all’autocolonna che era composta non dai pochi camion come pensavano al comando, ma da decine e decine di mezzi militari, si pensa mettendo insieme le testimonianze fra i 30 e i 50. L’epilogo di questo evento drammatico mi è stato raccontato dallo stesso Ubaldo Terragni in un’intervista a me rilasciata nel 1994.
Trovammo delle armi in una caserma abbandonata, riempimmo due autocarri, io su uno, Chiesi sull’altro in modo casuale. Prendemmo due direzioni diverse, noi, non avendo incontrato nessuno tornammo indietro.
L’altro mezzo incontrò la testa della colonna tedesca in viale Piacenza a mezza strada tra Villa Braila e la chiesa di S.Bernardo. Torna a raccontare Terragni:
Si giunse in frazione La Gatta di San Bernardo di Lodi, notammo del movimento e degli assembranti che non si riusciva a decifrare perchè pioveva fitto e c’era foschia. Scendemmo dal camion e ci sparpagliammo ai lati della strada e quasi contemporaneamente si sentì sparare intensamente. Lasciai trascorrere un pò di tempo e mi avvicinai a vedere cosa stava succedendo.
Trovai in mezzo alla strada l’altro nostro automezzo tutto bucherellato dalle pallottole, poi all’improvviso vidi i tedeschi ed anch’essi mi videro. Alzai le mani e mi arresi, invece i tedeschi se ne andarono senza guardarmi. Sul ciglio della strada giacevano i compagni dell'altro camion erano stati tutti fucilati e con essi Giulio Chiesi. Quando con gli altri ci avvicinammo, ci accorgemmo che due erano ancora vivi. Uno era Pasquale Lovetti, un amico, si era salvato proprio per involontario merito di Chiesi il cui corpo aveva completamente coperto e protetto quello di Pasquale. L’altro era gravemente ferito aveva una gamba squarciata e lo trasportammo nell’osteria del paesino.

I ragazzi trucidati furono sedici. Il responsabile dell’eccidio è stato individuato nel comandante della colonna, Franz Hockner.

FONTI
• Intervista del 1996 di Pietro Arienti da Ubaldo Terragni contenuta in Arienti Pietro, Seregnesi al fronte.Testimonianze della Seconda guerra mondiale e della lotta di Liberazione. Comitato 25 aprile Seregno, 1997
www.straginazifasciste.it


La lapide dedicata ai caduti per la libertà di Seregno dove è ricordato anche Giulio Chiesi.



Un percorso a cura del Comitato provinciale ANPI Monza e Brianza