Comitato provinciale Monza e Brianza

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Renato Colombo
Caduto
Medaglia di bronzo al valor militare

Nato il 27 febbraio 1925 a Vedano al Lambro. Padre Emilio, madre Pozzoni Rosa. Nome di battaglia: Pesce.
L’inverno tra il 1944 e il 1945 fu particolarmente duro per le formazioni partigiane del genovese.
L'inverno era particolarmente rigido ed inoltre i nazifascisti cercavano di liquidare la resistenza di questa zona. La popolazione era terrorizzata, subiva incendi e violenze e ai partigiani mancava ogni tipo di approvvigionamento. I comandanti della brigata Coduri giudicarono che ci fosse un'eccessiva e pericolosa concentrazione di forze, in questo stato di emergenza, venne deciso di ridurre temporaneamente la formazione, invitando coloro che potevano usufruire di un rifugio sicuro a scendere dalle montagne, in attesa di ricongiungersi più avanti nel tempo. Così, circa 200 uomini si dispersero, mentre gli altri, divisi in tre gruppi, seguirono i capi sulle montagne. Il 20 gennaio il comando della Coduri si ritirò sul monte Gottero mentre le perdite più alte si registrarono proprio fra i partigiani che si erano nascosti a valle e sulla costa a causa soprattutto dell’attività di spie e delatori. A Chiavari nel locale carcere giacevano ben 54 partigiani giudicati passibili di condanna a morte.
La Forcella con il suo passo (800 m.) e la località Squazza sono due luoghi di importanza strategica che mettono in comunicazione Carasco con la valle Stura attraverso la strada provinciale 586. A presidio di questo territorio erano schierati gli alpini della divisione Monterosa, grande unità della Rsi, coadiuvati da truppe tedesche. Il 14 febbraio 1945 l’alpino Osvaldo Mantovani viene ucciso e un militare tedesco ferito durante un azione del distaccamento “Guerci” della Brigata “Coduri” nei pressi della località Squazza. Per rappresaglia dieci partigiani della “Coduri” vengono prelevati dalle carceri di Chiavari fra il gruppo dei 54 citati. Il 15 febbraio 1945, alle 8 del mattino, i giovani partigiani furono fucilati alla Squazza, sulla strada per Borzonasca. Fra loro c’era anche il quasi ventenne Renato Colombo.
I nazifascisti non permisero agli abitanti del luogo e ai parenti, arrivati sul luogo dell'esecuzione, di toccare nulla, ed i corpi rimasero sulla strada per quattro giorni. Solo allora permisero di dar loro una rapida sepoltura e un insegnante sfollato nella zona, mise nelle bare delle bottigliette con dentro fogli con i nomi dei caduti. Dopo la liberazione fu finalmente possibile recarsi alla Squazza, dove si procedette al riconoscimento dei corpi dei martiri che vennero portati via per la sepoltura nei luoghi d'origine.
Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, numero 287 del 6 novembre 1972, compare la motivazione dell’assegnazione della medaglia di bronzo al valor militare per il partigiano vedanese.
Renato Colombo
Rifiutava all’armistizio di collaborare con il nemico ed accorreva subito nelle locali formazioni partigiane partecipando a numerose rischiose azioni e conseguendo la nomina a comandante di squadra per le sue qualità di valoroso e capace combattente. Catturato due volte dal nemico alla fine veniva trucidato insieme ad altri nove commilitoni dopo aver stoicamente sopportato atroci inumane sevizie.
(Squazza, Borzonasca. Genova). 14 febbraio 1945.

FONTI
• Istituto ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea (ILSREC) - Banca dati del partigianato ligure www.ilsrec.it.
www.straginazifasciste.it

Il cippo che ricorda i dieci fucilati alla Squazza (Fonte: ANPI Genova)



Un percorso a cura del Comitato provinciale ANPI Monza e Brianza