Livio Colzani
Caduto, Medaglia d’argento al valore militare
La casa col tetto di ardesia dove fu nascosto Livio Colzani.
La lapide fatta apporre dall'amministrazione comunale di Seregno nel 1980 a Castenuovo Nigra.
Il muro della chiesa a cui furono addossati Livio Colzani e Flavio Berone che conservava ancora i fori dei proiettili.
Livio Colzani era nato a Triuggio il 30 ottobre 1921, ma dal 1933 si era trasferito con i genitori a Seregno dove aveva abitato in diverse cascine del quartiere Sant’Ambrogio. Per il seregnese d’adozione, le vicende che l’avevano portato nelle bande partigiane piemontesi, esattamente quelle sorte poco dopo l’armistizio nel Canavese, sono note. Livio infatti era sotto le armi e faceva parte del 1° Reggimento del Genio telegrafisti di stanza a Favria, piccola cittadina situata 35 chilometri a nord di Torino. La compagnia di cui Colzani faceva parte come radiotelegrafista, al comando del tenente Morettini, l’8 settembre 1943 non si si sciolse e si trasferì nei pressi di Castellamonte, appunto nel vicino Canavese. Pur essendo dotati di un buon armamento e materiale di casermaggio, lo persero quasi subito, sequestrato dai carabinieri in un momento di assenza dei militari in perlustrazione per individuare un luogo più nascosto da approntare come nuova base. Alcuni antifascisti di Cuorgné e di Favria cercarono gli sbandati per i primi contatti con i comandanti, fecero pervenire cibo e vestiti ed inviarono altri sbandati al gruppo, unitamente a diversi prigionieri inglesi fuggiti dal Campo di Internamento di Spineto (Castellamonte). La piccola formazione prese il nome di “Gruppo Sale” ed affidò il comando a Piero Falsetti, il sergente della compagnia che assunse il nome di battaglia di Piero Rossi. Sale insieme a Villa forma il comune sparso di Castelnuovo Nigra nell’alto Canavese. In questo piccolissimo paese Livio Colzani si vedeva spesso, sia per la ricerca di cibo che per accogliere nuovi uomini da arruolare nella formazione, ancora in fase di crescita e sempre bisognosa di armi. E’ in questa condizione ancora precaria che il “Gruppo Sale” dovette affrontare un rastrellamento nazi-fascista all’inizio di marzo del 1944. Affrontare direttamente il nemico significava perdite sicure e mettere a repentaglio i civili di Castelnuovo Nigra, per cui le squadre si portarono in alto verso i monti più elevati. Restarono in paese Flavio Berone, un giovane partigiano di diciannove anni di Rivarolo che, sembra, non potesse muoversi per un recente intervento chirurgico e Livio Colzani rimasto per aiutarlo ad evacuare una volta passata la retata. Sul finire degli anni Novanta ebbi l’occasione di recarmi a Castelnuovo Nigra per una celebrazione a ricordo dei due caduti e di raccogliere le testimonianze di alcuni testimoni oculari, questo il resoconto. I due giovani furono nascosti in una piccola casa con i tetti d’ardesia rintanata nei vicoli alti del paese. Il rifugio pareva sicuro e celato da mobili ed altri oggetti. I fascisti entrarono anche lì ma non notarono nulla di strano. Dopo un breve lasso di tempo però tornarono esattamente in quella casa, perchè? Qualcuno aveva fatto una soffiata? Ciò fu molto probabile e nel paese era ancora vivo il sospetto molto fondato in quanto i militi andarono a colpo sicuro. I due ragazzi furono condotti sulla piazzetta dove si affaccia l’abside della chiesa parrocchiale, dove rimasero in attesa che si concludesse il rastrellamento che non portò a nessun altro risultato. Prima di risalire sui loro mezzi ai soldati fu ordinato di eliminare i due prigionieri. Livio e Flavio caddero su un mucchio di neve crivellati dai proiettili. I vecchi del paese raccontarono che i due partigiani non si aspettavano di essere uccisi e ricordano le loro ultime espressioni d’incredulità. Era il 6 marzo 1944.
Allontanatisi i fascisti, alcune persone, fra le quali chi mi rese questa testimonianza, caricarono i corpi su di una scala a pioli che servì da barella per trasportarli in un luogo più degno. A Castelnuovo Nigra si svolsero i funerali di Colzani e Berone, documentati dalle fotografie scattate di nascosto da un cittadino locale.

