Comitato provinciale Monza e Brianza

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don Aurelio Giussani
Croce al Valor Militare

Nato il 10 luglio 1915 a Seveso. Alla metà del settembre 1943 si trovava presso il Collegio San Carlo di Milano, dove preparava gli esami per proseguire il suo itinerario di studi all’Università cattolica. In questi giorni si fa vivo presso l’istituzione don Enrico Bigatti di Crescenzago, cerca don Andrea Ghetti, in varie cascine del suo paese ha nascosto decine di ex-prigionieri alleati, fuggiti dai campi di prigionia dopo l’armistizio e militari sbandati italiani, chiede aiuto. Don Ghetti interessa don Aurelio Giussani, i tre sacerdoti sono amici e quasi coetanei, dopo alcune ritrosie decidono che la posizione dei rifugiati è troppo esposta ed è necessario farli espatriare. Contando su un altro loro amico prete di Varese, organizzano il primo sconfinamento in Svizzera di ricercati dal confine varesotto. A loro sembra di aver terminato il lavoro, esaudendo la richiesta di don Bigatti, ma è solo l’inizio. Le richieste di aiuto crescono, altri personaggi vengono coinvolti, nasce l’O.S.C.A.R. (Organizzazione soccorsi cattolici antifascisti ricercati). L’attività principale è l’espatrio di ebrei, renitenti alla leva, militari sbandati, prigionieri alleati, oppositori politici ricercati. Entra nell’organizzazione anche don Giovanni Barbareschi ma aumentano i fiancheggiatori, soprattutto guide esperte del territorio, mediatori, sovvenzionatori. Si aprono nuove vie di fuga nel luinese e nel comasco; i fuggiaschi vengono dapprima raccolti e nascosti, poi dotati di documenti falsi ed infine condotti quasi sempre di notte al confine. Il Collegio San Carlo diventa un centro di fabbricazione di documenti falsi, la vita è dura e non sempre l’obiettivo è raggiunto con i conseguenti rischi. Don Giussani spesso guida personalmente i gruppi alla frontiera travestendosi in mille modi. L’attività volta a salvare i perseguitati, si trasforma in volontà di lotta per la libertà e quindi anche alla propaganda politica, nasce il foglio clandestino “Il Ribelle”. Nella primavera del ’44 però la sorveglianza diviene più stretta, sia al confine che da parte della polizia fascista nei confronti del gruppo di sacerdoti. Don Bigatti è arrestato già a gennaio mentre Don Ghetti è costretto a rientrare nell’ombra. Il gruppo che attendeva alla stampa de “il Ribelle” è disgregato, Teresio Olivelli, Carlo Bianchi e Franco Rovida che facevano parte della redazione e stampa sono presi, Olivelli morirà nel lager di Hersbruck, gli altri due perireranno trucidati nell’eccidio di Fossoli. Per una quindicina di giorni Giussani si seppellisce nel convento di clausura delle domenicane di Verderio, poi torna a Milano a lavorare per l’O.S.C.A.R. ma non può più farsi vedere in giro. Alla metà di agosto anche don Barbareschi è imprigionato; Don Aurelio fugge e si da alla macchia, questa volta definitivamente. Un amico della Resistenza cattolica di ritorno da una missione sull’Appennino parmense dove si erano formate delle bande autonome apolitiche gli propone di ripartire con lui. Don Aurelio decide di accettare, l’aria di Milano è diventata per lui irrespirabile e, anche, è un pò disgustato dall’atteggiamento dei suoi superiori e di alcuni politici che predicano solo la “prudenza”. Il 2 ottobre 1944 viaggia in treno con documenti della Curia, il convoglio però a Santo Stefano Lodigiano si blocca e non va più avanti. Comincia un viaggio avventuroso, fatto di camminate, tratti su carri agricoli, traghetti per attraversare il Po, finché giunge a Parma e, da qui, in autocarro accompagnato da una staffetta, il 7 ottobre raggiunge il minuscolo ed impervio borgo di Belforte, una delle basi della 2° brigata “Julia”: don Aurelio Giussani è partigiano. Iniziano così mesi di vita dura di montagna, assistendo non solo religiosamente i partigiani ma anche brigando per procurare loro vestiti e cibo. Durante il rastrellamento nazifascista della Cisa di metà novembre funge da raccordo con le squadre impegnate in combattimento, protegge i fuggiaschi e alla fine raccoglie e seppellisce le salme dei caduti nel cimitero di Corniglio. La sua figura diviene nota nelle valli del Taro, è “Padre Carlo da Milano”, il “padre dei ribelli”, anche tedeschi e fascisti lo cercano. Il 7 gennaio intraprende un viaggio avventuroso, in parte in bicicletta e in parte a piedi, per andare a Milano a dirimere alcune incomprensioni incontrando direttamente il cardinal Schuster, e anche per consegnare comunicazioni e richieste provenienti dal direttivo della Democrazia cristiana di Roma per gli esponenti locali e per banchieri ed industriali, al fine di raccogliere fondi per i reparti partigiani. Riesce anche a passare una notte a casa dei suoi genitori a Seveso che non avevano più notizie di lui. Terminata la missione il 29 gennaio torna sull’Appennino, eludendo i posti di blocco sulla via. Il faticosissimo rientro a Belforte non gli lascia però il tempo di riposare, a causa di un ennesimo rastrellamento i partigiani si sono ritirati aldilà del Taro. Don Giussani ripeterà a breve il viaggio come corriere verso Milano, dove raccoglie con grande fatica e qualche scontro polemico dieci milioni e materiale propagandistico da riportare a Parma e in Val di Taro. Il ritorno è oltremodo difficoltoso, rischia di essere catturato ad un posto di blocco. Dopo un’ultima missione nel capoluogo lombardo, dal 3 marzo Don Aurelio rimane fra i suoi partigiani della 1° e 2° brigata “Julia” le quali, riunite nella divisione “Val di Taro”, lo annoverano come loro cappellano. Il sacerdote assiste ai lanci di materiale effettuati dagli alleati e aiuta a portare il materiale nei depositi nascosti, è in prima linea nella battaglia dell’8 e 9 aprile per la liberazione della valle, assiste i feriti e contribuisce al rifornimento dei combattenti. La liberazione lo accoglie fra i suoi partigiani “alpini”. Il 2 maggio rientra a Milano, in moto.
Il racconto dell’attività partigiana di don Aurelio Giussani è contenuto in una memoria dattiloscritta intitolata “Diario clandestino”; sono disponibili solo tre copie presso la biblioteca di Seveso, invitiamo a leggerlo per immergersi completamente nelle difficoltà che dovettero affrontare i combattenti per la libertà.

FONTI
• Giussani Aurelio, Diario clandestino, dattiloscritto 1955 in consultazione presso biblioteca di Seveso.


Giussani Aurelio - Fonte: Giussani Aurelio, Diario clandestino, dattiloscritto 1955 in consultazione presso biblioteca di Seveso.


Giussani Aurelio - Fonte: Giussani Aurelio, Diario clandestino, dattiloscritto 1955 in consultazione presso biblioteca di Seveso.


Giussani Aurelio - Fonte: Giussani Aurelio, Diario clandestino, dattiloscritto 1955 in consultazione presso biblioteca di Seveso.



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