don Mario Limonta
L’8 settembre 1943, don Mario Limonta, nativo di Concorezzo, era cappellano a Milano della
Squadra di protezione antiaerea, esattamente il V Gruppo, comandato dal capitano Enrico
Campodonico. Gli eventi portarono il Comando di protezione antiaerea a passare alle dipendenze
del Comando tedesco. L’8 ottobre il capitano con don Mario ed alcuni altri ufficiali, dissenzienti da
questa scelta, si allontanarono da Milano, portandosi nella zona di Carate Brianza, mentre tutto il
materiale che era stato possibile recuperare era stato trasferito nella zona di Pusiano, dove
sembrava si stessero costituendo delle bande a carattere militare. Verificato che questa era una
situazione molto aleatoria, si cercò una soluzione che permettesse di non disperdere almeno il
materiale bellico. Don Mario Limonta che era in collegamento col Colonnello Carlo Croce del
Gruppo Cinque Giornate, posizionato sul monte San Martino nelle prealpi varesine, dopo essere
riuscito a parlare col Colonnello stesso della situazione dei fuggiaschi, fece sapere che gli uomini
del Croce sarebbero venuti a prelevare le armi e anche gli uomini che avessero voluto aggregarsi
a loro. Il 20 ottobre giungeva un camion con 18 uomini e nella notte si caricò tutto il materiale e lo
si trasportò al San Martino. Gli uomini dell’antiarea di Campodonico entravano così così a far parte
del Gruppo Cinque Giornate e don Limonta ne divenne il cappellano. Nei giorni della famosa
battaglia del San Martino, 14 e 15 novembre 1943, Don Mario era in prima linea con i militari,
medicando i feriti ed anche aiutando i combattenti. Fuggito con i feriti dall’accerchiamento tedesco
che scompaginò questo primo gruppo di resistenti, don Mario restò nella zona del luinese per circa
15 giorni, ospite di giorno di alcuni parroci della zona e, di notte, di don Piero Folli per poi, il 2
dicembre, raggiungere i suoi compagni che erano riusciti ad espatriare in Svizzera.
Don Mario Limonta più tardi tentò di rientrare in Italia per unirsi alle bande della Valtellina; arrestato
dalla polizia elvetica, gli fu trovata una carta topografica svizzera; fu allora inviato ad un campo di
punizione, sospetto di spionaggio. Dopo la fine della guerra divenne missionario a Macapà, in
Brasile dal 1949 al 1951 e poi responsabile della tipografia del P.I.M.E. a Milano.
FONTI
• Enrico Campodonico, Il gruppo del San martino e la battaglia del 12-15 novembre 1943, in “Il movimento di Liberazione
in Italia”, anno 1, numero 2, settembre 1949.

