Luigi Novara
Caduto
Nato il 19 settembre 1917 a Seregno, di Antonio. Residente a Seregno via Colombo 10. Appartenente alla 89° Brigata Poletti, operante nella zona delle Grigne. Morto 16 dicembre 1944 fucilato a Merlate, frazione del comune di Vernate in provincia di Milano, insieme ad altri quattro compagni. Il motivo per cui questi partigiani si trovassero così lontano dalle loro zone di operazione non è ben chiaro. Nella loro ricerca gli studiosi della Resistenza nel lecchese propongono un probabile allontanamento dopo i rastrellamenti dell’ottobre 1944 per scendere a valle e cercare di entrare possibilmente nella Todt, una organizzazione tedesca creata per lavori di interesse militare, impegnata in numerosi interventi nella zona del Ticino. Probabilmente è così, si perdono e incappano nei fascisti. Altra versione è che siano scesi in pianura a procacciare riso per loro e altri partigiani, un’attività molto frequente in quei momenti che anche moltissimi civili abitanti a nord di Milano erano usi effettuare. Il succedersi dei fatti conclusivi di questa vicenda sono però chiaramente testimoniati dal sacerdote don Domenico Senna che assistette i condannati nelle ultime ore.
Veniamo al 12 dicembre 1944: i ragazzi di Pescarenico. Come sono stati presi, io l'ho saputo da loro: erano venuti a comperare del riso e avevano fatto le loro compere a Moncucco e per aspettare la corriera che ripartiva la mattina, sono andati a mangiare a Merlate all'osteria. Chi abbia telefonato alla Resega non si sa; fatto sta che li hanno presi: erano quattro, più un quinto che era militare, un marinaio. Dalla finestra i militi si sono appostati, hanno cercato di farli fuori, ma non sono riusciti, perché‚ il ragazzo, quello militare, ha risposto al fuoco; allora li hanno circondati e catturati. Furono poi portati a Binasco; uno era ferito e chiamarono il dott. Loriga per tamponargli il sangue, e Loriga dice "ma qui ci vuole il Prete". Sono venuti a chiamarmi, io non volevo uscire di casa; qui devo esprimere riconoscenza a mio padre, il quale non ha permesso che scendessi e venissi in questo posto da solo, ma mi ha accompagnato, e pover' uomo ha aspettato qui con la sua pipa in bocca per vedere che cosa sarebbe successo. Voi sapete che io sono intervenuto, perché‚ quando ho saputo che di là si faceva il processo, sono entrato anche se mi sbarravano il passo con la forza e mi sono fatto sentire. Erano gente di Corsico che svolgevano il processo senza difesa, senza capo di imputazione. Per un po' ho cercato di ragionare, poi ho alzato la voce, ma mi hanno spinto in un cantuccio, mettendomi davanti uno con la rivoltella puntata: mi hanno fatto tacere. Però quando ho sentito la sentenza di morte e che la fucilazione doveva avvenire alle ore otto in piazza a Binasco, allora non ci ho visto più, ho dato un grande spintone a chi mi stava davanti con la rivoltella, mi sono messo davanti e ho detto : "questo è troppo, perché‚ se c'è una legge che voi volete rispettare, rispettatela fino in fondo, questi ragazzi non possono essere fucilati a Binasco, l'esecuzione deve avvenire dove li avete presi, se questa è la vostra sentenza". Voi capite la mia situazione in quel momento: ero solo, non potevo comunicare con nessuno e ho tentato il tutto per tutto; intanto quelli parlottano tra loro e dicono: "Beh, la vogliamo accontentare, saranno fucilati non a Binasco, ma a Merlate". "Davanti alla vostra irremovibilità - continuai io - non posso nulla, però permettete che resti solo con i ragazzi". Me l'hanno permesso; ho parlato ai ragazzi, li ho confessati, mi son fatto dare le ultime volontà, mi hanno dato i loro portafogli, i loro anelli e poi ho portato loro il Santissimo. C'era schierato un picchetto coi fucili, ho dato un manrovescio a uno dicendo che domineddio non ha bisogno dei dispetti, e sono entrato. Alle sette meno un quarto ho preso la bicicletta e sono corso a Milano dal Cardinale, dopo che avevo tentato di mettermi in comunicazione con lui, ma purtroppo i telefoni erano bloccati dai tedeschi che non mi lasciavano parlare. Così sono arrivato in Arcivescovado alle otto circa. Il Cardinale mi ha ricevuto subito, ha telefonato immediatamente, ma ha avuto come risposta che la sentenza era già stata eseguita. Ho ripreso la bicicletta e sono arrivato a Binasco alle dieci circa, sono corso al castello con l'idea di salvare almeno il ferito, ma mentre salivo la rampa, Ranzani scendendo risponde alla mia domanda e dice "Ho fatto fuori anche quello". Immaginate che Natale abbiamo fatto; erano tutti nella paura e purtroppo la storia non era finita.
FONTI
• Considerazioni sulla 89° brigata Garibaldi Gianni e Giovanni Poletti. 2° divisione di assalto Garibaldi
Lombardia. In www.55Rosselli.it. E in Carizzoni Simonetta, Fontana Gabriele, Pirovano Eugenio
Partigiani sulle Grigne nuovi tinerari della memoria brg. Cacciatori delle Grigne 89ª brg. Poletti.
• Testimonianza di don Domenico Senna apparsa su “Il Ticino” in articoli del 10, 24, 31 maggio e 14 giugno
1980.

