Il cinema e la Resistenza
Ma che colpo al cuore quando, su un liso cartellone... Mi avvicino, guardo il colore già d'un altro tempo, che ha il caldo viso ovale dell'eroina, lo squallore eroico del povero, opaco manifesto.
Subito entro: scosso da un interno clamore, deciso a tremare nel ricordo, a consumare la gloria del mio gesto.
Entro nell'arena, all'ultimo spettacolo, senza vita, con grigie persone, parenti, amici, sparsi sulle panche, persi nell'ombra in cerchi distinti e biancastri, nel fresco ricettacol...
Subito, alle prime inquadrature, mi travolge e rapisce... l'intermittence du cœur.
Mi trovo nelle scure vie della memoria, nelle stanze misteriose dove l'uomo fisicamente è altro, e il passato lo bagna col suo pianto...
Eppure, dal lungo uso fatto esperto, non perdo i fili : ecco... la Casilina, su cui tristemente si aprono le porte della città di Rossellini... ecco l'epico paesaggio neorealista, coi fili del telegrafo, i selciati, i pini, i muretti scrostati, la mistica folla perduta nel daffare quotidiano, le tetre forme della dominazione nazista...
Quasi emblema, ormai, l'urlo della Magnani, sotto le ciocche disordinatamente assolute, risuona nelle disperate panoramiche, e nelle sue occhiate vive e mute si addensa il senso della tragedia.
E lì che si dissolve e si mutila il presente, e assorda il canto degli aedi.
(Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo)
Siccome il cinema non ha mai un rapporto diretto con lo spettatore - lo spettatore subisce il cinema, per certi aspetti il cinema è come la letteratura di finzione - , allora abbiamo bisogno di avere dal cinema una serie di emozioni che mettano in moto una serie di ragionamenti.
(Gianni Rondolino, Cinema e Resistenza)